Data di Nascita | 12 agosto 1846 |
Luogo di Nascita | Viadana (Mantova) |
Data di Morte | 1° agosto 1941 |
Luogo di Morte | |
Professione | maestro elementare |
Campagne militari | Terza guerra d’Indipendenza (1866) |
Di Luigi e Maddalena Vaccari (massaia), aveva due sorelle maggiori. A nove anni rimase orfano di padre.
Terminati gli studi presso il Ginnasio parificato di Viadana, all’età di tredici anni Baistrocchi avvertì una predisposizione verso l’abito talare, iniziando un percorso di studi ecclesiastici che però non si sarebbero concretati nel sacerdozio. Fu in questo frangente che, per la prima volta, ebbe l’occasione di incontrare il generale Giuseppe Garibaldi: giunto a Casalmaggiore, a otto chilometri da Viadana, dove si era sparsa la voce che sarebbe arrivato l’Eroe dei Due Mondi, Baistrocchi sentì approssimarsi alle sue spalle una carrozza, «proprio quella in cui si trovava il Generale insieme a non so chi. Mi fermai, e appena la carrozza mi fu davanti, salii sul predellino e allungai la mano verso Garibaldi, il quale, sorridendo, me la strinse pronunciando parole che io non riuscii a comprendere, ma che certo erano di sorpresa, vedendo quel chierichetto che si affannava per salutarlo». Quella fu la prima di quattro volte in cui Baistrocchi vide o intravide il Nizzardo: la seconda sarebbe occorsa a Gallarate, all’inizio della campagna del ’66.
Per il soldato mantovano, da poco arruolatosi nel Corpo dei Volontari Italiani, Garibaldi apparve così bello che «Mi pareva di vedere in lui un misto di eroe antico e di santo moderno; intorno al suo volto mi sembrava irradiasse un’aureola luminosa, come quella che i pittori sogliono dipingere intorno al volto del Redentore appena risorto e volante in cielo». La terza, poi, fu proprio nel corso di quella guerra, a Salò: Baistrocchi era stato scelto con altri per montare la guardia d’onore alla casa in cui avrebbe alloggiato il Generale. Ancora una volta, per la bonomia di Garibaldi che aveva invitato quei soldati ad andare a dormire invece di vegliarlo, Baistrocchi esaltò «la bontà e l’affabilità del nostro generale verso i suoi soldati», trovando «ben giusto che questi lo amassero come un padre e quasi lo adorassero come un dio». Infine, nella primavera del 1867, quand’egli era impiegato nell’ufficio di segreteria del Municipio di Mantova, Baistrocchi fu tra coloro che acclamarono l’arrivo dell’Eroe in quella città, accompagnandolo dalla stazione ferroviaria di Sant’Antonio fino all’abitazione della famiglia Nuvolari, che lo avrebbe ospitato per l’occasione. Acclamato dalla cittadinanza, Garibaldi si affacciò al balcone di quella casa, pronunciando un discorso che si chiuse col grido di «Roma o morte!» (era montante il sentimento che avrebbe portato alla sfortunata spedizione dell’autunno successivo). Il giorno seguente, Baistrocchi assistette alla cerimonia in cui Garibaldi fu nominato cittadino onorario di Mantova. Come per tanti memorialisti garibaldini, anche per Baistrocchi gli incontri con il Nizzardo rivestirono un’importanza tutta speciale nell’economia dell’impegno volontaristico, tanto che nel 1936 dedicò proprio a questi quattro momenti un articolo pubblicato su “Camicia Rossa”, il periodico della Federazione Nazionale Volontari Garibaldini, dal titolo Come ho visto Garibaldi.
Tornando al 1866, abbiamo detto come in quella primavera Baistrocchi fosse sul punto di entrare in seminario, quando decise di arruolarsi nel Corpo dei Volontari Italiani. In quel momento, egli stava prestando servizio presso il Collegio di Casalmaggiore diretto dal prof. Seveso, in qualità di sorvegliante alla disciplina e di ripetitore agli alunni delle scuole elementari e tecniche. A soli 19 anni smise perciò l’abito talare per la camicia rossa venendo inquadrato, in qualità di soldato semplice, nel 5° Reggimento (I Battaglione, 4a Compagnia, matricola n. 2181) del colonnello Giovanni Chiassi. Baistrocchi fu fatto prigioniero il 21 luglio, nel corso della battaglia di Bezzecca: in quello stesso giorno caddero nelle mani del nemico ben 411 fanti del suo stesso reggimento.
Nei suoi Ricordi di un vecchio garibaldino, pubblicati dopo lo scoppio della Grande guerra, il maestro lombardo ripercorse la sua esperienza garibaldina dall’arruolamento fino alla liberazione dal confino militare ed il conseguente ritorno in Italia. Già dalla dedica iniziale ai suoi «nipotini», si può osservare come l’intento dell’autore fosse quello sì di ripercorrere il suo giovanile impegno volontaristico, traslando al contempo la scrittura autobiografica su un piano istruttivo e moraleggiante, indirizzando pertanto le sue memorie anche a lettori più piccoli. Facendo ciò, riprese – certamente in maniera più sfumata – lo stile dei suoi racconti pubblicati nell’antologia L’Indipendenza Italiana o delle sue fortunate Letture istruttive, comparse a più riprese insieme a quelle educative di Ettore Berni dalla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento. Essendo rimasto l’unica figura maschile dopo la morte del padre, Baistrocchi ben comprendeva «che a me spettava di essere in avvenire il sostegno dell’una [la madre] e l’appoggio delle altre [le sorelle]. Ma sentivo pure che l’amore e i doveri verso la patria devono superare qualunque altro affetto e qualunque dovere verso la famiglia». Egli rammentò le letture patriottiche che lo avevano accompagnato sin da bambino e di come gli avvenimenti del triennio 1859-61 lo avessero all’epoca potentemente entusiasmato: «Vivo quindi era in me il desiderio di rendermi anch’io utile alla patria e di concorrere col mio braccio a cacciare dall’Italia gli Austriaci che per tanti secoli l’avevano tenuta soggetta». Neanche le sconfortanti notizie che seguirono la sconfitta di Custoza (24 giugno) ne minarono la «fede sulla buona riuscita della guerra. Fin che a capo di questa stava un Garibaldi e un Vittorio Emanuele non c’era nulla da temere!». Dopo un periodo di accantomento a Brescia, il reparto di Baistrocchi fu fatto marciare verso le rive del lago di Garda, in direzione del Trentino occidentale. Sulle sponde del lago d’Idro giunsero le notizie dei fatti di Monte Suello, che «risaputi da noi, ci davano entusiasmo ed emulazione», al pari del proclama di Storo che il 14 luglio Garibaldi rivolse ai suoi volontari, a sancire così il passaggio del «confine vietato dalla diplomazia, non segnato dalla natura». Per Baistrocchi «La lettura di questo proclama riaccese ancor più il nostro entusiasmo, e si ardeva maggiormente del desiderio di levare il campo e di spingerci nel teatro della guerra». Il futuro maestro ebbe il battesimo del fuoco a Bezzecca, nel vittorioso combattimento del 21 luglio: col senno di poi, però, dovette ammettere l’inutilità del sacrificio «di tutti quelli che in quell’anno morirono combattendo tra le balze del Trentino!», data la conclusione della cosiddetta guerra “perduta e vinta”. Egli, come molte altre centinaia di garibaldini, al termine di quella giornata cadde prigioniero degli austriaci: a sera il gruppo di Baistrocchi fu internato nel castello di Riva. Ricordando la visione di Trento, all’ingresso della valle dell’Adige, ammise sconfortato che «Avevo tanto agognato di vederla, di entrarvi in mezzo a schiere garibaldine vittoriose, e invece stavo per entrarvi tra i soldati dell’odiato straniero, secolare oppressore della mia patria!». Baistrocchi fu infine confinato, con una cinquantina di suoi commilitoni, nel villaggio croato di Maligradas, presso Petrinja. Dopo due settimane giunse la notizia della firma dell’armistizio di Cormons (12 agosto), il quale aveva stabilito anche le modalità per lo scambio dei prigionieri tra Regno d’Italia ed Impero austro-ungarico.
Rientrato in Italia, attraverso il Veneto appena redento, Baistrocchi si trasferì da Viadana a Mantova – anch’essa passata di mano dagli Asburgo ai Savoia. Qui fu assunto come diurnista presso l’ufficio comunale di spedizione. Nel frattempo, nel corso della primavera-estate del 1867, ricoprì la carica di maestro assistente nelle “Scuole serali festive pei maschi”, compito che nelle parole dei suoi superiori svolse con «intelligenza e buon volere». Egli infatti non mancava mai di aggiornarsi sui nuovi metodi di insegnamento: in particolare, Baistrocchi si può considerare un seguace – fra gli altri – del prof. Vincenzo Garelli (ricordiamo qui le sue Norme pedagogiche e didattiche per la istituzione delle scuole degli adulti,edite nel 1867) «per cui, nel breve tempo di tre mesi, l’analfabeta apprende a leggere, a scrivere e a far di conto discretamente. L’efficacia di un tal metodo è riconosciuta dovunque, ed anche il sottoscritto ne ebbe a fare soddisfacente prova nelle Scuole Serali tenute nel passato inverno nel Comune di Quattroville» (così Baistrocchi scriveva nel settembre 1870). In una nota della Direzione delle Scuole Municipali di Mantova si segnalava proprio questa sua attitudine, evidenziata anche dai suoi articoli di stampo pedagogico che «rivelano in lui un ingegno non mediocre, informato a principi conformi allo spirito de’ tempi». Inoltre, «Dal complesso de’ suoi scritti sembra che questo giovane abbia letto molto e che abbia molto amore agli studi». Lungo tutto il corso della sua carriera, Baistrocchi collaborò proficuamente con periodici magistrali come “Il Nuovo educatore” e la “Rivista scolastica mantovana”. Nel 1877, poi, avrebbe pubblicato per i tipi di Balbiani e Donelli le sue Memorie di un educatore, un epistolario di matrice pedagogico-didattica che fu giudicato pieno «di preziosi ammaestramenti». Secondo l’autore, «la pedagogia potrà ricavare il maggior suo incremento dall’esame e dal confronto delle memorie e delle relazioni di coloro che, insieme collo studio delle pedagogiche discipline, si sono votati, da parecchio tempo, alla pratica della scuola». Questi scritti in forma di lettera, rivolti ad un ipotetico maestro appena entrato nel mondo della scuola, sono pertanto una «fedele esposizione di quanto ho fatto, faccio e penso per l’educazione dei giovanetti affidati alle mie cure»: essi illustrano il ruolo del maestro, il metodo didattico applicato alle varie materie – che deve necessariamente partire dal piano “locale” per giungere solo in un secondo momento a quello generale – la necessità di rimanere aggiornato in merito al dibattito teorico, per terminare con una serie di esempi di saggi di italiano e matematica nonché di racconti pedagogici, un tassello fondamentale sia nella sua opera di insegnamento che nella sua stessa produzione bibliografica. Emergono da questo libro le principali pratiche di insegnamento ed auto-perfezionamento del maestro di Viadana, che per ogni anno scolastico teneva una memoria (un vero e proprio «giornale») del suo lavoro e dei suoi progressi personali. In questa sede, sottolineamo in particolare come l’autore mantovano considerasse il maestro un vero e proprio «secondo padre» per l’alunno: «un creatore. Chè se il padre dà al proprio figlio la vita materiale, il maestro gli dà quella dell’intelligenza e del cuore; esso infonde nella sua mente e nel suo cuore ciò che prima non esisteva, vi crea il sapere e la virtù». Scopo delle scuole elementari era pertanto quello di «Avvezzare a pensar rettamente, adunque, e a formar teste e uomini, più che a dar cognizioni», “dissodando e preparando il terreno” in vista delle scuole superiori: è evidente in ciò l’influsso su Baistrocchi delle teorie del pedagogista bellunese Aristide Gabelli.
Come abbiamo visto, «Insegnamento del reale» e passaggio dal particolare al generale, dal concreto all’astratto, dall’oggetto alla sua rappresentazione erano i precetti fondamentali che innervavano le lezioni quotidiane di Baistrocchi: «Moltissime cognizioni le imprimo nella loro mente [degli alunni] per mezzo di racconti, che li dilettano e facciano su loro una durevole impressione». Ciò spiega la sua imponente mole di scritti, che non mancò di avere un’ottima fortuna editoriale, esplicatasi sotto forma di letteratura self-helpista ma soprattutto nelle antologie curate assieme ad Ettore Berni, anch’egli maestro elementare. Per quanto riguarda la storia in quanto disciplina didattica, era opinione di Baistrocchi che «L’intelligenza di un fanciullo non è atta assolutamente a seguire un programma di Storia secondo l’ordine rigoroso della cronologia e del concatenamento dei fatti»: è per questo che egli provvide a dotarsi di narrazioni all’uopo. Difatti, «La Storia adatta alle scuole elementari può essere impartita o per via di narrazioni o per via di biografie. Io do la preferenza al metodo biografico; imperocché per questa via è più facile interessare la curiosità del fanciullo, venendo egli, per tal modo, a prendere conoscenza di molti degli uomini celebri, che gli sono affatto ignoti, o che gli sono noti solamente per averne udito qualche volta il nome, o per qualche monumento da lui veduto. Inoltre, seguendo il metodo delle biografie, il fanciullo vede la morale in azione; prende cognizione della vita; impara a conoscere i molti ostacoli che inciampano la via della virtù; assiste alla lotta che l’uomo deve sostenere per vincere quelle difficoltà, ed è meglio condotto a giudicare gli uomini e le loro azioni, non fermandosi alle sole apparenze, e non accontendandosi di badare ai risultati senza por mente ai mezzi e alla via tenutasi per arrivarvi». Per questo «La Storia è la scuola dell’esempio», e questa definizione Baistrocchi tentò di concretarla nelle sue Letture educative e istruttive, approntate col Berni per le Scuole popolari di II e di III grado. D’altro canto, la sua antologia relativa a L’Indipendenza Italiana, dedicata alla terza classe elementare, fornisce un’interessante testimonianza delle modalità di insegnamento di un Risorgimento ormai entrato a far parte dei programmi scolastici: infatti da questa narrazione – che dai moti napoletani del 1820 si sviluppava fino al 20 settembre 1870 – era stata espunta tutta la carica eversiva mazziniana (l’intero paragrafo dedicato all’assedio di Roma del 1849 è svolto senza mai citare la Repubblica del 9 febbraio) e garibaldina: solo implicitamente venivano richiamate le spedizioni di Aspromonte (1862) e Mentana (1867) in occasione del paragrafo finale dedicato alla Breccia di Porta Pia.
Un’altra importante esperienza editoriale che vide protagonista Baistrocchi fu certamente quella de “Il Vittorino da Feltre. Periodico educativo dedicato ai fanciulli”, per il quale egli rivestì la doppia carica di direttore e proprietario: «Onde procurare ai giovanetti una lettura a loro adattata, dilettevole e istruttiva nel medesimo tempo e poco dispendiosa, pubblico, da più anni, un periodico – Il Vittorino da Feltre – […] è una cosa tanto importante quanto difficile l’abituare il fanciullo alla lettura». Questo quindicinale, continua Baistrocchi, era «un giornaletto […] proprio dedicato ai giovanetti, […] scritto intieramente per loro da chi conosce da qual gamba zoppichi e di che cibo sia ghiotto il fanciullo». Risvegliare il gusto della lettura era difatti, per l’insegnante mantovano, «Uno degli uffici più importanti del maestro». A tal fine, questi aveva provveduto ad istituire nella sua stessa scuola una biblioteca circolante: «In questo modo i giovanetti si educano anche al mutuo soccorso, che è la base della civile società», andando così incontro a quei bambini e ragazzi che non si potevano permettere l’acquisto di uno o più libri. Intitolato all’umanista feltrino Vittorino de’ Rambaldoni (1373 o 1378-1446), il primo numero del giornale uscì il 14 dicembre 1872 per i tipi di Giuseppe Mondovì, la stessa tipo-litografia che pubblicò gran parte dei suoi volumi scolastici, pedagogici ed antologici. Si ha traccia della sua pubblicazione almeno fino al 1879. Si noti, infine, che Vittorino fu il nome che Baistrocchi impose a ben due dei suoi figli.
Sul piano personale, il 1° giugno 1872 Baistrocchi si era sposato, a Cerese di Quattroville (oggi parte del comune di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova), con Elettra Mozzi, dalla quale ebbe quattro figli: Arnaldo Luigi Leopoldo (Mantova, 1873), Vittorino Oreste Pilade (nato nel 1874 ma morto pochi giorni dopo), Vittorino Luigi (Mantova, 1879) e Luigi (Mantova, 1892). Ottenuta la patente di maestro di scuola superiore a Mantova nel 1867, dopo aver insegnato alle terze e quarte classi delle scuole di Quattroville – località in cui svolse anche attività educativa per adulti seguendo il metodo Garelli – dal 1870 divenne maestro elementare nelle scuole comunali di Mantova. L’8 novembre 1911 gli fu consegnata, durante una solenne cerimonia tenuta al Teatro Scientifico, la medaglia d’oro per i quarant’anni di insegnamento, conferitagli dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Credaro. Anni prima era stato inoltre nominato Cavaliere della Corona d’Italia.
Baistrocchi fu molto amante della montagna, una passione questa che nacque durante la prigionia del 1866. Nella marcia che in quell’estate lo condusse da Bolzano ad Innsbruck, egli ebbe «campo di ammirar[e] le meravigliose bellezze. Fu allora che mi innamorai della montagna, e da quel tempo non passò un anno senza che facessi una o più escursioni pedestri tra i monti dell’Italia e dei paesi vicini, con grande vantaggio del corpo e dello spirito». Nelle sue Memorie di un educatore, Baistrocchi non mancò di sottolineare che «L’insegnamento scientifico […] non deve essere solo rivolto alla mente, ma eziandio al cuore. Per il vero educatore la Natura è un vero libro di morale». Parlando delle Alpi, nelle sue Letture istruttive,egli le definì «Imponenti e maestose, riempiono l’animo di stupore, e inspirano nobili sensi e pensieri sublimi». Erano quelli gli anni di fondazione del Club Alpino Italiano, ed in cui le virtù pedagogiche dell’alpinismo venivano celebrate e declinate «in termini patriottici, di potenziamento della cultura scientifica nazionale, di valorizzazione storica e politica del territorio alpino, di perfezionamento fisico e morale di una [certa parte di] gioventù studiosa», una pratica insomma che secondo Catia Papa «era stata proposta come uno stimolo all’emersione di una coscienza nazionale e come un necessario corroborante della tempra giovanile», vera e propria «“palestra della nazione”» della quale Baistrocchi fu certamente partecipe.
Un altro suo interessante punto di vista emerge ancora dai suoi Ricordi di un vecchio garibaldino. Scritti dopo lo scoppio della Grande guerra,Baistrocchi vi affermò che quel conflitto si stava combattendo «con tanto entusiasmo e con tanto eroismo […] per dare alla nostra patria i confini naturali che le si competono, e perché la nostra cara Italia veda soddisfatte le sue giuste aspirazioni e aperto e libero il campo per l’esplicazione delle sue energie e dei suoi diritti di grande potenza». Già nel 1895 i suoi Racconti di Storia Patria (compresi nelle Lettere istruttive) terminavano con un monito «a voi, giovanetti», a cui «spetta il sacro dovere di prepararvi a nuove lotte per la completa indipendenza e unità della patria, e per renderla grande e rispettata, crescendo savi, forti e istruiti». È interessante notare come quelle sue Letture istruttive fossero permeate da un generico sentimento irredentista: Baistrocchi, nella parte dedicata alla geografia, segnalò tra le maggiori isole italiane la Corsica ed il «gruppo di Malta», tra i suoi più importanti golfi adriatici quelli di Trieste e del Carnaro, “annettendo” infine al Nord Italia, oltre a Trentino ed Istria, persino il Canton Ticino: «Non c’è forse al mondo un popolo più omogeneo dell’Italiano. Esso appartiene quasi tutto alla razza romana, parla la medesima lingua, ha le medesime aspirazioni, i medesimi desiderii. Dovrebbe comporre quindi una sola famiglia, avere i medesimi doveri e i medesimi diritti, obbedire alle medesime leggi, essere insomma uno e indipendente. Ma pur troppo non è così! La gran famiglia italiana non è tutta unita sotto un solo capo; alcune sue parti sono fra loro disgiunte e soggette a Nazioni straniere. Nizza e la Corsica sono aggregate alla Francia, il Canton Ticino è unito alla Svizzera, il Trentino e l’Istria sono soggetti all’Austria, e le isole di Malta all’Inghilterra».
Dopo la fine della Grande guerra, nel dicembre 1918, si trasferì a Firenze. Nel luglio 1933 fu nominato segretario della sezione fiorentina della Federazione Nazionale Volontari Garibaldini (presieduta dapprima da Ferdinando Agnoletti, quindi dal conte Mario Gigliucci). Morì all’età di 94 anni.
Di seguito, una bibliografia cronologica ancorché parziale delle opere pubblicate da Baistrocchi:
Memorie di un educatore. Lettere, Mantova, Balbiani e Donelli 1877
Il piccolo. Chi s’aiuta, Dio l’aiuta. Ricordi, Mantova, Tip. Mondovì 1878 (2a ed.)
Dante perfetto educatore ossia La pedagogia nella prima cantica della Divina Commedia. Saggio, Mantova, Tip. Mondovì 1880
Esercizi di grammatica educativa, Mantova, Mondovì 1881
Il piccolo. Chi s’aiuta, Dio l’aiuta. Consigli ed esempi di morale civile pei fanciulli, Mantova, Mondovì 1882 (3a ed. accresciuta e migliorata)
Il primo passo alla geografia e alla storia. Letture, ed esercizi proposti, Mantova, Mondovì 1884
Il primo passo allo studio della geografia. Lezioni ed esercizi dedicati ai giovanetti mantovani, Mantova, Tip. Mondovì 1884
L’indipendenza italiana. Racconti per le scuole elementari, Mantova, G. Mondovì 1885
Letture educative ed istruttive per le scuole popolari. IV Grado, Mantova, Prem. Stab. Tip. Lit. Mondovì 1886 (edizione adorna di 4 cartine astronomiche)
L’indipendenza italiana. Racconti per le scuole elementari, Mantova, G. Mondovì 1887 (2a ed.)
Nozioni ed esercizi di grammatica per le scuole elementari superiori, Mantova, Stab. Tip. Lit. Mondovì Edit. 1887
Saggio di lezioni di cose, come preparazione al comporre, Mantova, Stab. Tip. Lit. Mondovì 1887 (2a ed.)
L’indipendenza italiana. Racconti per le scuole elementari, Mantova, Ditta Edit. Giuseppe Mondovì 1888 (2a ed.)
Il primo passo alla geografia e alla storia. Letture ed esercizi, Mantova, Ditta Edit. Giuseppe Mondovì 1888 (5a ed. interamente rifatta)
Brevi racconti tratti dalla storia ebraica, greca e romana per la prima classe elementare in conformità ai programmi ministeriali del 1888. Compimento del sillabario, Mantova, Tip. Lit. G. Mondovì Edit. 1889
Brevi racconti tratti dalla storia ebraica, greca e romana per la classe seconda elementare, in conformità ai programmi ministeriali del 1888, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì Edit. 1889
L’educazione: ode di Giuseppe Parini spiegata ad un giovinetto [da] Cesare Baistrocchi, Mantova, Tipo-Litografia Giuseppe Mondovì 1889 (2a ed.)
L’indipendenza italiana. Racconti per la classe III elementare, Mantova, Premiata Ditta Editrice G. Mondovì 1889 (5a ed.)
Racconti di storia patria antica e contemporanea per la scuola unica elementare in conformità ai programmi ministeriali del 1888, Mantova, Tip. Lit. G. Mondovì Edit. 1889
Racconti di storia patria per le scuole elementari superiori in conformità ai programmi ministeriali del 1888. Parte I per la classe quarta, Mantova, G. Mondovì Tip. Edit., 1889
Racconti di storia patria per le scuole elementari superiori in conformità ai programmi ministeriali del 1888. Parte II per la classe quinta, Mantova, Tip. Lit. G. Mondovì Edit., 1889
[con E. Berni] Letture educative ed istruttive per le Scuole Popolari. 2° grado, Mantova, G. Mondovì 1890 (8a ed. corretta, migliorata e adorna di illustrazioni)
Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari. Primo Grado, Mantova, Stab. Tip. Lit. G. Mondovì Edit. 1891 (11a ed. corretta e migliorata)
Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari. Secondo Grado, Mantova, Stab. Tip. Lit. G. Mondovì Edit. 1891 (9a ed. interamente rifatta)
Geografia intuitiva. Letture ed esercizi per le scuole elementari in conformità ai programmi governativi del 1888. Parte I (per la terza e quarta classe), Mantova, Stab. Tip. Lit. Ditta Edit. G. Mondovì 1893
[con E. Berni], Letture educative e istruttive per gli alunni delle Scuole popolari. 3° grado, Mantova, Ditta Editrice Giuseppe Mondovì 1893 (5a ed. interamente rifatta, adorna di illustrazioni e di carte geografiche a colori)
Letture educative e istruttive fra gli alunni delle scuole popolari. Quarto Grado, Mantova, Stab. Tip. Lit. Ditta Edit. G. Mondovì 1893 (3a ed. intieramente rifatta)
Nozioni ed esercizi di grammatica per le scuole elementari inferiori, Mantova, Stab. Tip. Lit. Ditta Edit. G. Mondovì 1894 (4a ed. migliorata e corretta)
L’indipendenza italiana. Racconti per la classe terza elementare, Mantova, Tip. Ditta Edit. G. Mondovì 1895 (9a ed. conformata ai programmi ministeriali 29 novembre 1894)
Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari in conformità ai programmi ministeriali 29 novembre 1894. Primo Grado, Mantova, Tip. Ditta Edit. Giuseppe Mondovì 1895 (17a ed. intieramente rifatta)
[con E. Berni] Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari. 2° grado, Mantova, G. Mondovì 1895 (12a ed. interamente rifatta, adorna di illustrazioni)
[con E. Berni], Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari in conformità ai programmi ministeriali 29 novembre 1894. 2° grado, Mantova, Ditta Editrice G. Mondovì 1895 (13a ed. interamente rifatta, adorna di illustrazioni e di carte geografiche a colori)
Dante perfetto educatore, ossia La pedagogia nella prima Cantica della Divina Commedia, Mantova, Mondovì 1896 (2a ed.)
I bisogni dell’uomo. Quello di cui si può far senza, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897
Esercizi di dettatura associati con quelli di Lingua pratica per le scuole elementari, Mantova, Stab. Tip. Ditta Edit. G. Mondovì 1897
Letture pei fanciulli della seconda classe elementare maschile e femminile, Mantova, Tip. Edit. Ditta G. Mondovì 1897
Ricordi di un vecchio garibaldino, Ostiglia, La Scolastica [1915?]
Collana “Raccolta di letture pei fanciulli”
Si torna a scuola, ed altri racconti, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 1)
In iscuola e fuori di scuola, ed altri racconti, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 2)
La giornata del buon fanciullo, ed altri racconti, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 3)
In casa e fuori, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 4)
Tra parenti. Letterine e racconti, Mantova, Stab. Tip. Mondovì 1897 (n. 5)
Tra fiori e frutti, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 6)
I doni del Natale, ed altri racconti, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (nn. 7-8)
Difetti e pregi, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 9)
La gente che lavora, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (nn. 11-12)
Il valore del tempo, Mantova, Stab. Tip. G. Mondovì 1897 (n. 13)
A.S.
FONTI e BIBLIOGRAFIA: Ai benemeriti insegnanti Cav. Cesare Baistrocchi e Achille Gnutti. Ricordo. VIII Novembre MDCCCCXI, Ostiglia, Stab. Tip. “La Sociale” 1911; C. Baistrocchi, Ricordi di un vecchio garibaldino, Ostiglia, La Scolastica [1915?]; E. Berni, C. Baistrocchi, Letture educative e istruttive per gli alunni delle scuole popolari in conformità ai programmi ministeriali 29 novembre 1894, Mantova, Ditta Editrice G. Mondovì 1895 (13a ed.); G. Ciaramelli, C. Guerra, Tipografi, editori e librai mantovani dell’Ottocento, Milano, F. Angeli [2005], ad nomen; Garibaldi dal 1860 al 1879 per F. Bideschini, Roma, Stabilimento tipografico del «Popolo Romano» 1879, p. 106; C. Papa, L’Italia giovane dall’Unità al fascismo, Roma-Bari, Laterza 2013, pp. 98-99; Cronache garibaldine. La nomina dei presidenti delle sezioni provinciali della Toscana della Federazione Volontari Garibaldini in “Camicia Rossa. Rassegna mensile di pensiero e azione”, n. 7 (1933), p. 168; Il nuovo Consiglio Direttivo della Sezione di Firenze della Federazione Nazionale Volontari Garibaldini in “Camicia Rossa”, nn. 8-9 (1933), p. 192; C. Baistrocchi, Ricordi di un garibaldino di Bezzecca in “Camicia Rossa”, n. 5 (1936), pp. 106-108;C. Baistrocchi, Come ho visto Garibaldi in “Camicia Rossa”, n. 7 (1936), p. 161; Archivio Storico Comunale di Mantova: Fondo anagrafe antica, Ruoli di popolazione: Cartellino individuale e d’indice di Baistrocchi Cesare; Fogli di famiglia n. 8297; Fogli di famiglia n. 10395; Sezione Ottocentesca, Tit. IX.4.3, fasc. 15 “Baistrocchi Cesare” (si ringrazia la dott.ssa Paola Somenzi per la mediazione); L. Lombardi, Baistrocchi Cesare; Id., Berni Ettore in Dizionario Biografico dell’Eduzione 1800-2000, voci consultabili sul portale http://dbe.editricebibliografica.it/dbe/ricerche.html. Per la partecipazione alla campagna del 1866 si rimanda al database “Alla ricerca dei garibaldini scomparsi” dell’Archivio di Stato di Torino consultato al link https://archiviodistatotorino.beniculturali.it/garb_src/ [ultimo accesso: 1° giugno 2021]. Scheda redatta il 19 agosto 2021.