Data di Nascita | 26 novembre 1846 |
Luogo di Nascita | Firenze |
Data di Morte | 5 agosto 1928 |
Luogo di Morte | Firenze |
Professione | Sarto |
Campagne militari | Terza guerra d’Indipendenza (1866), Campagna dell’Agro Romano per la Liberazione di Roma (1867) |
Figlio di Agostino (sarto) e Giuseppa Gozzini. A vent’anni, mentre cominciava ad imparare il mestiere del padre, che avrebbe professato poi per tutta la vita, si arruolò volontario per combattere al seguito di Garibaldi nella Terza guerra d’Indipendenza: fu inquadrato nella 12a Compagnia dell’8° Reggimento. L’anno successivo seguì il Generale nella sfortunata spedizione che culminò con la sconfitta di Mentana.
Dopo questo biennio garibaldino, Grassi dedicò il resto della sua vita all’organizzazione del movimento operaio locale e nazionale. Nel 1871 fu tra i fondatori a Firenze dell’Unione Democratica Sociale, il cui programma era quello di «Propugnare il progresso indefinito della libertà democratica sociale. Procurare il conseguimento della giustizia nei rapporti sociali. Istruire le moltitudini nei diritti e nei doveri del popolo. Propugnare la fratellanza di tutti i popoli». Poco tempo dopo però, nel maggio 1872, si dimise per dedicarsi attivamente ed esclusivamente allo sviluppo del Fascio Operaio fiorentino, la prima sezione dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori in città, della quale faceva parte fin dalla sua fondazione. Nel giro di pochi mesi, essa arrivò a contare circa trecento soci, fra i quali figuravano Luigi Castellazzo, Luigi Stefanoni, Lorenzo Piccioli-Poggiali, Antonio Martinati, i fratelli Giovanni ed Ettore Socci e Tito Strocchi. Il Fascio venne presentato con queste parole alla classe lavoratrice della città:
«Fratelli Operai! L’unione fa la forza! Il lavoro associato produce l’utilità generale. Siamo operai e vogliamo lavorare. Siamo produttori e vogliamo godere i prodotti delle nostre fatiche. Vogliamo lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Vogliamo che i nostri figli non cadano più al suolo estenuati per la fame. Vogliamo che il nostro lavoro non ci uccida, ma ci produca tanto che basti al sostentamento della nostra famiglia. Nemici acerrimi degli armeggiamenti politici, nostro scopo sarà quello di emanciparci dal doppio servaggio dell’ignoranza e della miseria».
Questi principî confermano il giudizio di Elio Conti, che evidenziò come il moderato socialismo di questa prima associazione di marca internazionalista fosse di matrice prettamente evoluzionista: ecco perché ben pochi affiliati a questo primo sodalizio avrebbero poi continuato a militare nelle file dell’Internazionale negli anni seguenti. Il manifesto sopracitato, datato 10 gennaio 1872, fu firmato tra gli altri dallo stesso Grassi, in qualità di membro del Comitato Provvisorio. Anche grazie alla sua azione di convincimento, il Fascio Operaio fu rappresentato (da Piccioli-Poggiali e Grassi medesimo) alla Conferenza di Rimini del 4 agosto successivo, che si concluse con l’istituzione della Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (FIAIL), la quale riconosceva però il Consiglio generale di Londra come mera Commissione di corrispondenza. Poiché però il Fascio fiorentino aveva migrato verso un socialismo più intransigente, il Prefetto di Firenze ne ordinò lo scioglimento il 1° dicembre. Ciononostante, pochi giorni dopo esso risorse sotto il nome di Federazione Operaia Toscana.
Nell’ottobre 1873 Grassi entrò a far parte dell‘Alliance Internationale de la Démocratie Socialiste, l’organizzazione segreta costituita dall’anarchico russo Michail Bakunin (che già aveva influenzato la tendenza dell’internazionalismo italiano), la quale si proponeva di «servire ad organizzare ed accelerare la rivoluzione universale sulla base dei principii socialisti-anarchici». Essa era caratterizzata da programma negativo – che prevedeva la «distruzione di tutte le istituzioni e di tutti i poteri religiosi, monarchici, aristocratici e borghesi in Europa» – e positivo, per ricostruire «una nuova società sull’unica base del lavoro liberamente associato». In quei mesi Grassi divenne membro anche del Comitato Italiano per la Rivoluzione Sociale (attivo soprattutto nel periodo dei tentati moti anarchici del 1874) nonché segretario della Commissione di corrispondenza della FIAIL, che nel frattempo aveva trasferito la sua sede da Bologna a Firenze. Infine, era membro dell’Unione dei Liberi Pensatori, un sodalizio di matrice razionalista che contava oltre duecento affiliati.
Il 18 marzo 1874 Grassi, assieme a Carlo Cafiero, rappresentò la Commissione di corrispondenza della FIAIL al Congresso di Locarno, allo scopo di presentare un progetto insurrezionale (predisposto da Andrea Costa, Bakunin ed alcuni reduci della Comune di Parigi) che organizzasse il malcontento popolare, allora dilagante in Italia, in vere e proprie bande armate, al fine di ottenere dall’assise internazionalista un sostegno morale e materiale. Il Congresso però respinse decisamente il proposito costiano, in quanto lo spirito socialista in Italia era giudicato «ancora poco esteso e compreso». Il moto, che sarebbe dovuto arrivare a nominare in ogni Comune italiano «un Comitato per prendere le redini del governo e fare regolamenti simili a quelli della Comune di Parigi», sarebbe dovuto scoppiare in Toscana il 15 agosto, ma già all’altezza del tentato moto bolognese (8 agosto), gli animi popolari in regione si erano raffreddati, mentre la polizia condusse un cospicuo numero di arresti tra i fautori dell’insurrezione. Grassi, che figurava tra i membri del ristretto Comitato organizzatore insieme a Francesco Natta e Oreste Lovari, fu costretto a fuggire dall’Italia, trovando rifugio in Svizzera presso Cafiero. Pochi mesi prima, in una seduta della Commissione di corrispondenza, aveva proposto di dare mandato alle sezioni internazionaliste di estendere i tumulti annonari già verificatisi nel Mugello, a Borgo San Lorenzo ed in alcune località delle Marche «perché qualora fosse definitivamente approvata l’organizzazione delle bande armate riuscirebbe assai facile ottenere la coadiuvazione dei campagnoli che si trovassero in rivolta per il caro del grano e così avrebbero maggiori probabilità nella buona riuscita dei loro disegni».
Al processo intentato contro gli internazionalisti, celebrato nella primavera del 1876, Grassi fu giudicato in contumacia, venendo infine condannato ad undici anni di reclusione. Già nell’ottobre però, grazie ad un’amnistia per i reati politici e di stampa, egli poté fare ritorno a Firenze. In Svizzera, durante l’esilio, assieme ad altri rifugiati politici come Cafiero e Lodovico Nabruzzi aveva dato vita ad un Consiglio della Federazione Italiana per tentare di rimettere insieme i fili dell’internazionalismo italiano, dopo che la rete associazionistica dell’intero territorio nazionale era stata sciolta per ordine governativo.
Tornato a Firenze nel 1876, Grassi fu arrestato per l’ennesima volta in occasione del 3° Congresso della FIAIL. Pochi mesi dopo dalla Toscana si spostò a Napoli, intenzionato come altri a prendere parte ai moti che avrebbero vista protagonista la banda del Matese. Fu però fermato dalla Pubblica Sicurezza prima ancora di riuscire a raggiungere il Beneventano. Amnistiato nel 1878, partecipò al 4° Congresso internazionalista che si tenne a Pisa.
Dopo un nuovo esilio ed un altro rimpatrio, collaborò con Errico Malatesta alla fondazione della Federazione anarchica fiorentina (febbraio 1884) nonché alla gestione del suo periodico, “La Questione Sociale”. Come ai tempi dell’Internazionale, Grassi entrò a far parte della Commissione di corrispondenza del Circolo di propaganda detto “Fra i Grandi” (difatti era stato contemporaneamente istituito un “Circolo di propaganda fra i giovani operai sotto i vent’anni”), con sede in via Strozzi 6 (Palazzo della Cavolaia). Costretto a lasciare l’Italia, questa volta riparò in Nordafrica: al Cairo fu segretario della locale sezione internazionalista, quindi dopo un soggiorno a Tunisi ritornò in Europa, stabilendosi in Francia dall’estate 1887. Dopo aver collaborato con un paio di periodici tra Marsiglia e Tunisi, nell’aprile del 1889 si imbarcò per l’Argentina: a cavallo dei due secoli si trasferì infine in Brasile, nello Stato del Paranà.
Fece ritorno in Italia nel 1922, presso un fratello nella sua Firenze, dove morì nel 1928.
A.S.
FONTI e BIBLIOGRAFIA: E. Conti, Le origini del socialismo a Firenze (1860-1880), Roma, Edizioni Rinascita 1950;Epistolario inedito dell’Internazionale. Le carte della Commissione di Corrispondenza dall’Archivio della Federazione Internazionale dei Lavoratori (1872-1874), a cura di P. C. Masini, Milano, Zero in Condotta 2013, p. 137;E. Gianni, L’Internazionale italiana fra libertari ed evoluzionisti. I congressi della Federazione Italiana e della Federazione Alta Italia dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (1872-1880), Milano, Edizioni Pantarei 2008, pp. 503-504; Archivio di Stato di Firenze, Stato Civile della Restaurazione, Estratto mensuale del Registro dei battezzati in detta parrocchia [Oratorio di S. Giovanni della Comunità di Firenze] (Mese di Novembre 1846) consultato sul database http://www.antenati.san.beniculturali.it/ [ultimo accesso: 27 luglio 2021]. Per le informazioni relative alla campagna del 1866 si rimanda al database “Alla ricerca dei garibaldini scomparsi” dell’Archivio di Stato di Torino consultato al link https://archiviodistatotorino.beniculturali.it/garb_src/ [ultimo accesso: 1° giugno 2021]. Scheda redatta il 7 agosto 2021.